Riportiamo i nostri scambi.
Alessandro:" A No Nobel ho ricevuto la tua-vostra richieste di amicizia su Fb e ovviamente accetto, però vorrei dirti-dirvi che io non sono affatto contrario alla campagna per il Nobel a Internet - abbia o meno anche scopi commrciali - perchè penso che utto quello che può servire a sdoganare e a diffondere la Rete - specie in un paese omni televisionizzato come l'Italia, sia benvenuto."
No Nobel: "Ciao Alessandro e grazie per aver accettato l'amicizia.
E' un piacere confrontarsi con te :)
Concordo con te sul paese omni televisionizzato, questo non ce lo sognamo noi, ma è provato da: finanziamenti in passato al digitale terrestre e non alla banda larga, i recenti blocchi dei fondi per il BB, una classe politica dirigente scarsamente votata all'utilizzo dell'ICT e da una serie di norme che in alcuni casi ostruiscono l'accesso alla rete.
Ciò per cui ci stiamo battendo non affonda assolutamente le sue radici in interessi o protezionismi del settore televisivo, così come non intendiamo gettare discredito alcuno su Wired che tra le tante, propone molte notizie interessanti o sugli Endorser, i quali offrono servizi di indiscussa qualità.
Tuttavia se ci pregiamo di diffondere un valore alto come la pace, una campagna commerciale per l'assegnazione di un nobel non è la soluzione migliore.
Perchè tra i promotori di una campagna del genere non compaiono organizzazioni no-profit che operano a scopi umanitari, organizzazioni che promuovono standard come il W3C o IEEE, organizzazioni che si battono per la diffusione della conoscenza come WikiMedia Foundation, ma soltanto le Grandi Marche?
Mi sono reso conto anche io che alcuni telegiornali, anche nelle vesti dei loro direttori, demonizzano la Rete e strumenti come Facebook e disapprovo in pieno tali atteggiamenti.
In caso di successo dell'inizativa però, penso che sia eccessivamente semplicistico liquidare costoro con un "Guarda che Internet è nobel per la Pace".
Un Nobel alla pace lo si dà ad una o ad un'organizzazione di
persone i quali siano mossi solamente dal perseguimento del bene altrui. Su Internet, caro Alessandro, purtroppo non tutti sono mossi da valori di solidarietà umana.
Rischiamo di confondere l'efficacia democratica di uno straordinario mezzo di comunicazione con la panacea per la pace nel mondo.
Mi rifaccio ad un articolo di un blogger, Marco Menu, che ho letto di recente "Io definirei quello di Internet “un messaggio di libertà” piuttosto che di pace (non per niente nasce per scopi militari negli Stati Uniti, paese che fonda la sua politica sulla libertà, la sua, non di certo sulla pace). La differenza tra pace e libertà passa per le scelte. L’uomo ha sempre potuto operare scelte che ruotavano attorno all’utilizzo della tecnologia e del linguaggio, agendo in base al raggiungimento di uno scopo in relazione al contesto in cui si trovava a vivere."
Riguardo alle condizioni infrastrutturali in cui versa l'Italia, è un Nobel per la pace che diffonde la banda larga o è una sana concorrenza tra gli operatori congiunta allo sforzo dei policy-makers??
E' un piacere confrontarsi con te :)
Concordo con te sul paese omni televisionizzato, questo non ce lo sognamo noi, ma è provato da: finanziamenti in passato al digitale terrestre e non alla banda larga, i recenti blocchi dei fondi per il BB, una classe politica dirigente scarsamente votata all'utilizzo dell'ICT e da una serie di norme che in alcuni casi ostruiscono l'accesso alla rete.
Ciò per cui ci stiamo battendo non affonda assolutamente le sue radici in interessi o protezionismi del settore televisivo, così come non intendiamo gettare discredito alcuno su Wired che tra le tante, propone molte notizie interessanti o sugli Endorser, i quali offrono servizi di indiscussa qualità.
Tuttavia se ci pregiamo di diffondere un valore alto come la pace, una campagna commerciale per l'assegnazione di un nobel non è la soluzione migliore.
Perchè tra i promotori di una campagna del genere non compaiono organizzazioni no-profit che operano a scopi umanitari, organizzazioni che promuovono standard come il W3C o IEEE, organizzazioni che si battono per la diffusione della conoscenza come WikiMedia Foundation, ma soltanto le Grandi Marche?
Mi sono reso conto anche io che alcuni telegiornali, anche nelle vesti dei loro direttori, demonizzano la Rete e strumenti come Facebook e disapprovo in pieno tali atteggiamenti.
In caso di successo dell'inizativa però, penso che sia eccessivamente semplicistico liquidare costoro con un "Guarda che Internet è nobel per la Pace".
Un Nobel alla pace lo si dà ad una o ad un'organizzazione di
persone i quali siano mossi solamente dal perseguimento del bene altrui. Su Internet, caro Alessandro, purtroppo non tutti sono mossi da valori di solidarietà umana.
Rischiamo di confondere l'efficacia democratica di uno straordinario mezzo di comunicazione con la panacea per la pace nel mondo.
Mi rifaccio ad un articolo di un blogger, Marco Menu, che ho letto di recente "Io definirei quello di Internet “un messaggio di libertà” piuttosto che di pace (non per niente nasce per scopi militari negli Stati Uniti, paese che fonda la sua politica sulla libertà, la sua, non di certo sulla pace). La differenza tra pace e libertà passa per le scelte. L’uomo ha sempre potuto operare scelte che ruotavano attorno all’utilizzo della tecnologia e del linguaggio, agendo in base al raggiungimento di uno scopo in relazione al contesto in cui si trovava a vivere."
Riguardo alle condizioni infrastrutturali in cui versa l'Italia, è un Nobel per la pace che diffonde la banda larga o è una sana concorrenza tra gli operatori congiunta allo sforzo dei policy-makers??
Si rischia di confondere il buonismo con i fatti concreti. I fatti concreti sono che l'Italia mediamente è uno di quei paesi in Europa dove la banda larga costa di più (European Commission, Broadband Internet Access Cost).
Probabilmente, le iniziative di cause-marketing come la campagna Nobel per la Pace, sono più a buon mercato.
Grazie di nuovo, e buon pomeriggio."
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